Reimparare a respirare

di Barbara Tomeucci

La respirazione è l’unica attività del corpo che possiamo svolgere sia consapevolmente che inconsapevolmente. Non possiamo decidere di digerire o di aumentare il battito cardiaco, né di far produrre un determinato ormone ad una ghiandola del corpo; questi sono processi inconsci, comandati in via autonoma, secondo i bisogni. 

Solo il respiro ha la caratteristica di essere gestito sia in totale inconsapevolezza sia volontariamente. 

Per questo motivo, il respiro consapevole è senza dubbio uno dei ponti, una delle finestre, uno dei modi per poter entrare in contatto o, quantomeno, in vicinanza con le nostre ombre, con le nostre rimozioni, con i nostri bisogni profondi e con i nostri stati emotivi. 

Il respiro, se effettuato consapevolmente, diventa un potente esercizio di raccoglimento, di concentrazione e di meditazione; esso è qualcosa che ci ricorda continuamente l’identità degli opposti, la sostanziale identità fra interno ed esterno, fra l’altro e noi, fra morte e vita. Potentissimo, bellissimo. 

Nella pratica ci accorgiamo bene di tutto questo. Il respiro dal naso è legato agli stati di tranquillità e di rilassamento; al contrario, la respirazione dalla bocca si attiva insieme a tante altre tensioni e a stati emotivi particolari ed è quindi associata ad una sensibilità più grossolana, legata alle emergenze, ai pericoli, al bisogno di fare, più che alla necessità di essere.

Respirando dal naso possiamo tenere sotto controllo anche le nostre emozioni. Possiamo poi, con una mente così stabilizzata, dirigere le energie del corpo a piacimento, dove ne abbiamo più bisogno, per far fronte alle esigenze che si presentano nella nostra vita. Occorre per questo un buon “allenamento”, prodromo di una grande libertà interiore. 

Il respiro influenza una miriade di processi interiori, sia fisiologici che emozionali. Modificare volontariamente la frequenza e la durata del respiro produce effetti molto potenti sul funzionamento di tutto il nostro sistema vitale. Con il respiro si può influenzare, stimolare o inibire il sistema simpatico o quello parasimpatico, agendo quindi sul funzionamento degli organi, sul rilassamento muscolare e sul sistema ormonale, con enormi benefici per la salute fisica e mentale.

Possiamo constatare come la lunghezza del respiro permetta la stabilizzazione della mente, costituendo una specie di supporto base alla non fluttuazione del mentale. Infatti, rimanendo più a lungo sulla esperienza consapevole della inspirazione e della espirazione, si ha una minore tendenza a distrarsi e si eliminano naturalmente i diversi stimoli esterni o interni.

La consapevolezza del respiro ci porta anche a realizzare: 

• lo sblocco delle tensioni nel diaframma 

• lo sblocco della cintura scapolare

• lo sblocco della mobilità intercostale e della cassa toracica

• l’azione di drenaggio e massaggio di tutti gli organi dell’addome 

Dopo aver allenato la presenza al respiro, possiamo quindi approcciare le diverse tecniche del Prānāyāma.